Ciò mi porta a riflettere su un problema ricorrente ed estremamente penalizzante per il nostro paese, quello della non continuità progettuale e dell’assenza di una strategia comune e a lungo termine.
Un’ annosa questione che affonda le radici in un modo di pensare che è andato consolidandosi nel tempo e che, a beneficio di tutti, andrebbe corretto, o per lo meno non applicato a iniziative che hanno un impatto diretto sullo sviluppo socio-economico del paese e sul suo posizionamento nei mercati globali.
E’ consuetudine abbastanza diffusa quella di mettere in discussione o far decadere iniziative pianificate in precedenza, spesso in ragione esclusivamente di una differente ideologia politica e senza che ne vengano attentamente ponderati l’impatto e gli effetti collaterali di tali decisioni.
Personalmente mi auguro che l’enfasi data dal Premier allo sviluppo tecnologico e alla digitalizzazione e i riferimenti al Piano Impresa 4.0 portino temi di capitale importanza, come il “digital divide” e l’evoluzione digitale, ad assurgere a una sfera superiore a quella delle alleanze di Governo, e che permetta loro di essere al centro di un piano a lungo termine nel quale convergano un impegno collettivo e super partes. Solo un progetto condiviso e caratterizzato da continuità darà al nostro paese la forza di uscire da una posizione di stagnazione e di scalare gli indici, traducendo il miglior posizionamento in un vettore di business e di stimoli all’innovazione continua.
Che la digitalizzazione sia oggi una condicio sine qua non per competere è un dato ormai acquisito a livello industriale e trova conferma nelle aziende più evolute che, raccogliendo la sfida della trasformazione digitale, hanno già intrapreso un loro percorso di innovazione e stanno andando verso il modello Connected Enterprise.
Tale sforzo, se correttamente supportato da piani comuni e strutturati e da una “Governance” mai più soggetta ad intermittenze dettate da “confini ideologici”, potrebbe, in parte, fungere da catalizzatore di un processo evolutivo a catena e contribuire a dare la forza necessaria ad agevolare lo sviluppo esteso di imprese e persone. In caso contrario il rischio è quello di rendere lo sviluppo digitale un beneficio a disposizione solo di quei pochi che dispongono dei mezzi e della maturità per poter innovare e competere a livello globale, andando a discapito di quel substrato di piccole imprese che, pur essendo detentrici di un’eccellenza riconosciuta a livello mondiale, rischiano di rimanere schiacciate sotto il peso di una mancata capacità di adeguarsi alle nuove tecnologie.